Come si realizza un’etichetta di vino.
Quando parlano le immagini queste devono saperlo fare: il primo approccio del vino é spiegarsi tramite la sua etichetta.
Durante le convivialitá, i brindisi, i passaparola, come si può non parlare di un vino e attorno a quello stesso vino?
Il design del vino non puó rimanere sterile e autoreferenziale; deve essere evocativo e d’impatto. Un design accurato non deve mai prescindere il prodotto.
Lo studio che precede la realizzazione di un’etichetta si articola su più piani e ne approfondisce ogni aspetto: la Cantina, il suo enologo, la filosofia aziendale, il terroir, la tipologia di vino, il suo target di riferimento.
Capita spesso che arrivi in studio da noi a Conegliano un vino giá vestito che risente dell’abbandono da parte del suo storico mercato che si mostra vecchio ancor prima di venir stappato. Che fare?
Distruggere tutto il suo background o conservarne la storicità?
Dipende.
Il sistema detto spannometrico per decidere quale il wine design vincente, il “mi piace” o il “non mi piace” non sono certo i metodi di lavoro di uno Studio di comunicazione serio.
Riporto una case history dello Studio Francescon & Collodi per rendere meglio l’idea.
Qualche anno fa arrivarono da noi due cugini che desideravano dar nuovo lustro ai loro due prodotti, “Primo” e “Quinto Canto”. Erano etichette vecchie e cariche di immagini riguardanti la Divina Commedia.
Ecco come ci siamo mossi.
Il primo passo è andato nella direzione della Camera di Commercio Europea per vedere la validità dei due nomi.
La parola “Canto”, già registrata da un loro concorrente, poteva essere fortemente contestabile. Pericoloso spenderla su nuove bottiglie con nuovo investimento in immagine e promozione marketing.
Consci che al mercato di questi due vini non andasse cambiato il nome, abbiamo consigliato ai clienti, che i due nomi venissero fusi in una parola sola.
I nuovi vini ora si chiamano “PrimoCanto” e “QuintoCanto” e la loro registrazione, presso l’ufficio Brevetti e Marchi, comprende l’intera etichetta in un figurativo per non innescare rivendicazioni di qualsiasi tipo.
Traendo dai disegni di Gustave Doré abbiamo puntato anche noi sulla Divina Commedia, naturalmente con riferimento al primo e quinto canto. Non più nel fronte etichetta, ma nella retro, in modo da mantenere un legame forte con le etichette precedenti e rimarcare il concetto di Canto della Divina.
Sulla fronte ora, un diavoletto e un piccolo Cerbero neri con tratti laccati di rosso vivo danno una nota di colore all’etichetta. Si tratta di un piccolo punto eye-catching per distinguere le due bottiglie una volta messe sullo scaffale e rimarcare il riferimento all’opera di Dante Alighieri.
Tutto ciò non basta per fare la vera differenza tra milioni di etichette di vino in commercio.
Un etichetta priva di storia da raccontare, senza un tocco originale e personale non solo non é una piccola opera d’arte, ma rischia di banalizzare un prodotto che invece merita di essere promosso e acquistato.
Abbiamo, quindi, richiesto ad uno dei due cugini, all’enologo tra i due, la sua impronta del pollice destro. L’abbiamo aperta e stampata su tutta la larghezza dell’etichetta.
Da allora i due titolari della Cantina posso raccontare le loro etichette, all’incirca, in questo modo: «Vedi, il Primo e il Quinto Canto della Divina ci hanno da sempre affascinato e incuriosito tanto da averli voluti rappresentare con i nostri vini. L’ impronta, in argento lamina, dell’enologo, che vedi ai lati dei disegni in etichetta, riporta ad un duplice significato: il suo imprimatur, naturalmente, ma anche, a guardar bene, le volute di questa impronta ricordano i filari dei nostri vigneti presi dall’alto. In questi frammenti d’argento noi, porgendovi la bottiglia, ci rispecchiamo e firmiamo i nostri due prodotti di punta».
Non basta l’Italian Style, occorre l’Italian Genio, vero??
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Cin-Cin!