Autoctono della Puglia, il Vino Nero di Troia, di provenienza dall’Uva di Troia, deve il suo nome, da un lato al colore rubino intenso, che molto spesso può ingannare sembrando nero, e dall’altro al suo legame con la città di Troia.
In realtà le origini di questo vitigno sono piuttosto incerte e viaggiano di pari passo con la leggenda.
Che relazione c’è fra il Nero di Troia e la Troia dell’antica Grecia?
Alcuni dicono sia legato alla città di Troia, altri a Diomede, amico di Ulisse, che reduce e vittorioso dalla guerra di Troia navigò lungo il Mar Adriatico sbarcando sulle rive del fiume Ofanto e portando con sé tralci di vite che dettero origine al Nero di Troia.
La storia racconta che l’Uva di Troia era originaria dell’Asia Minore, Troia, e importata in Puglia dagli Antichi Greci.
La prima descrizione del Nero di Troia risale al 1877, conosciuto, nel barese, come Uva di Troja o di Canosa. Una varietà robusta, resistente alla siccità ed abbastanza produttiva, a ceppo basso, isolato e in riga, un sistema per i romani humilis sine adminiculo e che oggi è infatti nota col nome di vigna a sistema latino.
Molte altre sono le ipotesi legate all’origine del vitigno, ma di sicuro possiamo affermare che ad oggi il Nero di Troia rappresenta il terzo vitigno a bacca nera più diffuso della regione, ricoprendo un’area di circa 2.500 ettari, dopo il Primitivo e il Negroamaro.
Zona di coltivazione e produzione del Vitigno Nero di Troia
È un vino che riceve i suoi riconoscimenti in anni recenti.
Di fatto per lungo tempo venne relegato quale vitigno secondario per rafforzare con i suoi colori e i suoi profumi, vini più morbidi.
Veniva mescolato ad esempio con il Montepulciano.
Solo recentemente, nel 2011, è stato riconosciuto con la DOC – Denominazione di Origine Controllata “Tavoliere delle Puglie” o solo “Tavoliere”.
Oggi questo vitigno in grado di produrre un vino dal colore rubino intenso, tannico ed elegante, nonché di pregio, può essere distinto in due sottospecie:
- Uva di Troia: grappolo grande e tozzo;
- Summarello: grappolo più piccolo e cilindrico.
La zona di coltivazione prediletta non è più la città di Troia, in provincia di Foggia, ma l’intera provincia di Barletta, Andria e Trani.
Matura solitamente a inizio ottobre, presenta la buccia nera e spessa e la polpa dolce. Il vino che ne deriva ha una buona alcolicità e intensità.
Si differenzia dalle altre principali varietà a bacca nera pugliesi, che maturano invece in maniera precoce, e viene quindi spesso definito vino tardivo.
La sua buccia è ricca di polifenoli, moderatamente zuccherina. Lo caratterizzano i profumi floreali e speziati.
Ha un’ottima capacità di invecchiamento.
Il Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG è sicuramente l’espressione più compiuta di questo vitigno.
Per quanto riguarda la sua degustazione ricordiamoci di aprire la bottiglia sempre con largo anticipo, a seconda dell’invecchiamento subito dal vino.
La temperatura ideale sarà compresa tra i 16° e i 18° utilizzando un bicchiere ampio per assaporarlo al meglio.
Si sposa in maniera perfetta con piatti a base di carne tipici regionali, come l’agnello in agrodolce o la faraona ripiena o l’arrosto, tipo un succulento Cinghiale alla Brace.
Può essere usato anche per cucinare, suggeriamo per esempio di provare la Torta ubriaca al Nero di Troia o sperimentare altre combinazioni di Vino e Cucina.
Alcune cantine da non perdere
Passiamo in rassegna alcune delle cantine pugliesi produttrici del Nero di Troia.
Una lista che non pretende essere esaustiva ma in grado di dare un assaggio del variegato mondo vinicolo di questa regione.
- D’Alfonso del Sordo: antica cantina pugliese, ritroviamo il Nero di Troia in purezza nel Casteldrione, affinato in botti di rovere francese, prosegue il suo invecchiamento in bottiglia;
- Cantine Le Grotte: in zona Apricena, la cantina propone etichette di grande qualità cercando di restaurare il prestigio portato via dal terremoto del 1627. Tra le etichette vi sono: Petrata – Nero di Troia IGP, dal colore rosso rubino brillante, dal profumo fruttato con sentore persistente di mora e dal sapore elegante e avvolgente. Sico – Nero di Troia, dal colore rosso intenso e lievi riflessi violacei, profumo speziato e sapore morbido, persistente con tannini eleganti. Selva della Rocca – Nero di Troia, colore rosso rubino con riflessi granata, profumo fruttato dalle note speziate e sapore asciutto, armonico e corposo;
- Valentina Passalacqua: cantina recentemente convertita al bio. Il Nero di Troia in purezza viene vinificato in rosé, dando vita al Rosa Terra;
- Agricola Paglione: azienda agricola biologica dal 1994, esegue la vinificazione dei propri vinicon fermentazione spontanea, senza aggiunta di lieviti. Doc Cacc’ e Mmitte di Lucena, è una miscela di uve e il Nero di Troia partecipa con una percentuale che varia dal 30% al 60%. La particolarità di questo vino risiede nel nome dialettale che si rifà alla tradizione. I proprietari dei palmenti davano in affitto le attrezzature per pigiare l’uva a chi non ne aveva. Le operazioni dovevano terminare entro la giornata da cui il nome: cacc = togli rivolto all’affittuario che aveva appena prodotto il mosto e mmitte = versa rivolto al nuovo;
- Alberto Longo: produce un ottimo Rosé della Quercia extra dry dal vitigno Nero di Troia fatto spumantizzare attraverso il metodo charmat. Perfetto al tramonto per un aperitivo;
- Cantine Teanum: ubicata tra il Gargano e l’Appennino Dauno, produce vini d’alto profilo qualitativo dai diversi vigneti, Primitivo, Montepulciano, Nero di Troia, Syrah, Malvasia, Negroamaro, solo per citarne alcuni. Tra le etichette: Vento Rosato, 70% Nero di Troia e 30% Negroamaro, dal color rosa acceso e dal profumo di frutti rossi, melograno e spezie. Vento Rosso è invece un 70% Nero di Troia e 30% Primitivo, dal colore rosso luminoso e di buona consistenza. 100% Nero di Troia lo troviamo sia nell’Alta, dotato di eleganti profumi di frutta e confettura, che nell’Òtre.
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