Avete mai sentito parlare del Vino di Melograno?
Prima di tutto è bene specificare che formalmente si può parlare di vino solo per bevande fermentate a partire dall’uva.
Infatti, secondo il Regolamento Europeo CE 479/2008: Il Vino è il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o i mosti di uva.
Ciò assodato, concediamoci una licenza poetica e vediamo cos’è nel gergo il Vino di Melograno.
In realtà, non si tratta di una novità ma come già per altre cose i nostri cari predecessori Egizi e Greci ne sapevano tanto al riguardo.
Gli Egizi erano soliti mangiarne il frutto, ma come è stato rinvenuto da alcuni geroglifici, ne usavano anche il succo per ottenere il vino, bevanda chiamata shedeh.
Addirittura nella tomba di Tutankhamen sono state rinvenute delle anfore recanti la dicitura Shedeh.
Oltre agli usi culinari il melograno era anche un ottimo vermifugo considerato dunque un frutto medicinale per le sue proprietà terapeutiche.
Era sinonimo di ricchezza e abbondanza per cui era usato durante le cerimonie funebri simboleggiando il nutrimento dei defunti.
Secondo il mito greco, invece, l’albero del melograno venne piantato da Afrodite.
Il frutto simboleggiava il sangue di Dioniso Zagreo ed era perciò considerato sacro.
Vi è poi il mito della dea Persefone, per i Romani Proserpina, figlia di Zeus e Demetra, legato alla pianta di melograno.
Persefone viene rapita da Ade, il dio dell’oltretomba, mentre la madre, Demetra, dea dell’agricoltura e dei raccolti la cerca disperatamente.
Nella sua ricerca dimentica il suo lavoro, per cui sulla Terra si abbatte un inverno rigido e gli uomini morivano di fame.
Zeus impietosito raggiunse un accordo con Ade.
Poiché Persefone aveva mangiato solo sei semi di melagrana e non l’intero frutto, sarebbe stata con il marito solo sei mesi e gli altri sei poteva trascorrerli con la madre sulla Terra.
Ecco perché in primavera-estate fiorisce la vegetazione, poiché è la dea Demetra che per la felicità del ritorno di sua figlia fa germogliare i raccolti.
Una prima testimonianza scritta risale al filosofo Teofrasto, che ne descrive l’albero e il frutto.
Insomma una pianta simbolo millenario di fertilità e fortuna, ma allo stesso tempo anche cibo dei defunti.
E non dimentichiamo che anche nella Bibbia si parla di melagrana, come uno dei 7 frutti prodotti dalla Terra Promessa:
“….il Signore ti porterà in un’ottima terra…terra da grano, da orzo e da viti dove prosperano i fichi, i melograni e gli ulivi”
Come si ottiene il vino di melograno?
Il Vino di Melograno si ottiene facendo fermentare i chicchi omonimi del frutto.
È una bevanda alcolica, dal volume di circa 11,5%, molto comune in Armenia e in Israele.
La sua temperatura di servizio ideale si aggira intorno ai 14-15 gradi, mentre va conservato a temperature più basse, solitamente 10°.
Accompagna generalmente insalate, taglieri di formaggi o frutta fresca.
Nell’antico Egitto tale bevanda, dal sapore dolciastro, veniva riscaldata prima di essere bevuta.
In Israele, tra i monti della Galilea, ci si può imbattere nella Rimon Winery, che dal 2003 produce dell’ottimo vino di melograno da dessert.
Ti è venuta voglia di provarne uno ma non sai come scegliere?
Te ne suggeriamo tre:
- Rimon Winery Pomegranate dry wine 2007: è un vino prodotto utilizzando un unico tipo di melograno. Dalle caratteristiche eleganti e dal colore rosso porpora. Invecchia in barrique per almeno 14 mesi;
- Rimon Winery Rosé semi Sweet: è un vino piuttosto dolce. La fermentazione dura un paio di settimane poi bloccata proprio per donargli la dolcezza che lo contraddistingue;
- Rimon Winery Easy Port: si tratta di un vino strutturato ma leggero. Invecchia diversi mesi in botti di rovere.
Nonostante il clima ideale della nostra penisola, in Italia non si coltivano alberi di melograno o se lo si fa è davvero una coltura limitata.
Qualche eccezione la si trova nelle terre di Grottaglie, in Puglia, dove vi sono ottime realtà legate al vino di melograno.
Ne citiamo una.
La cooperativa Pomgrana, una fra le più grandi in Europa, non a caso fondata da un israeliano, Uzi Cairo.
Anche la Sicilia non è da meno, in particolare gli agricoltori di Marsala e Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, che hanno deciso di reinventarsi nel periodo di crisi della viticoltura.
In Italia e nel mondo
L’interesse verso la coltivazione dell’albero di melograno va via via crescendo tanto che il suo consumo dal 2014 ad oggi è aumentato del 25%.
In Italia si è arrivati ad una coltivazione di 203 ettari, ipotizzando per il 2017 una produzione di 6mila tonnellate.
I maggiori Paesi coltivatori di melograno sono l’India e l’Iran, anche se Paesi come Turchia, Israele e Spagna hanno saputo meglio di altri commercializzarlo.
Al momento come si può ben immaginare in Italia la domanda di melograno è coperta dall’importazione, ma ci sono buone speranze di competere con i grandi!
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