L’eccesso di assunzione di vino e di alcoolici in genere porta all’ubriachezza, lo sanno anche i bambini.
L’altra certezza è che l’alcool, etanolo o alcool etilico che dir si voglia, ha effetti tossici sull’organismo.
Bene o male a chiunque assuma vino è capitato almeno una volta nella vita di aver oltrepassato il limite, anche se il limite oltre il quale un individuo può considerarsi ubriaco varia in base all’età al peso e al sesso della persona.
Va comunque ricordato che in Italia il limite di tasso alcolico del sangue di chi si mette alla guida non deve superare i 5 g/l, che corrispondono all’incirca a 2-3 bicchieri di vino a stomaco pieno.
La cultura dell’ebbrezza
Che lo stato di ebbrezza, anticamera dell’ubriachezza, sia per certi versi socialmente tollerato in alcune circostanze è cosa nota.
È altrettanto tristemente nota nella società moderna la cultura dello sballo che parte con l’assunzione di alcoolici da parte dei ragazzi già all’età di 12 – 13 anni.
L’ebbrezza dovuta al vino ha assunto nei millenni diversi significati.
Lo stato di ebbrezza provocato dall’alcool faceva vivere a sciamani, capi-popolo, profeti, quegli stati di coscienza alterata che davano l’impressione di arrivare a intravedere quale fosse il livello di godimento dell’aldilà e comunicarlo alla gente.
Era un anticipo dell’esperienza futura del paradiso, vissuta non come esperienza individuale bensì collettiva.
Era cultura diffusa per gli Ebrei immaginare il paradiso come “…un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati.” (Isaia 25: 6).
Parimenti associavano i momenti tristi della storia del proprio popolo alla mancanza di vino: “Non si beve piú vino con canti, la bevanda inebriante è amara per i suoi bevitori……Per le strade si lamentano, perché non c’è vino, ogni gioia si è offuscata l’allegrezza è scomparsa dalla terra.” (Isaia 24: 9 – 11).
Ne ammonivano tuttavia l’eccesso del consumo come ad esempio nel Salmo 23, 29 – 34: “Per quelli che si perdono dietro al vino e vanno a gustare vino puro. Non guardare il vino quando rosseggia, quando scintilla nella coppa e scende giù piano piano; finirà con il morderti come un serpente e pungerti come una vipera. Allora i tuoi occhi vedranno cose strane e la tua mente dirà cose sconnesse”.
Il vino è ancora oggi per i cristiani perno centrale della benedizione dell’ultima cena di Gesù e rappresenta nella liturgia il sangue di Cristo versato per la remissione dei peccati.
Ancora oggi il consumo di vino rimane prevalentemente un rito collettivo, una cosa da fare in coppia, tra amici, in famiglia, raramente da soli, a meno di problematiche legate all’abuso patologico di alcool.
Ma cosa determina l’ubriachezza da alcool?
L’alcool raggiunge attraverso il flusso del sangue, tutti gli organi del corpo umano.
La sua natura sia liposolubile che idrosolubile lo rende immediatamente disponibile per il cervello, anche per la gran quantità di sangue che gli arriva, provocando nel breve tempo un senso di ebbrezza, euforia e giovialità.
Il cervello, perciò, è il primo organo ad avvertire i sintomi dell’alcool, e questi sono amplificati quando si beve a stomaco vuoto, poiché in questo caso l’assorbimento dell’alcool è maggiore e più veloce.
Principalmente l‘alcool agisce sulle sinapsi neuronali deprimendone l’efficienza e generando effetti sedativi. Inoltre esso interagisce nel cervello con una serie di recettori, alcuni responsabili degli stati eccitatori in un primo momento. In un secondo momento i recettori responsabili dell’euforia lasciano il campo all’azione di altri recettori che invece agiscono con azione inibitoria.
Parallelamente si assiste anche ad un aumento della produzione a livello cerebrale di dopamina, l’ormone del piacere rilasciato durante attività piacevoli come mangiare, fare sesso, fare un bagno caldo d’inverno o una doccia fresca l’estate, ascoltare musica.
Come viene assimilato l’alcool?
L’efficacia con cui l’alcool assunto faccia raggiungere in brevissimo tempo stati di ebbrezza è dovuto al fatto che esso non viene digerito, ma viene assorbito dalle pareti dello stomaco direttamente nel sangue.
Attraverso il flusso ematico l’alcool arriva al fegato che è la ghiandola in grado di produrre enzimi come alcol deidrogenasi, acetaldeide deidrogenasi, acetato tiochinasi.
Questi enzimi convertono l’alcool in acetaldeide e successivamente ad acetato, il quale esce dal fegato e viene attivato ad acetil-CoA, fonte di energia per l’organismo nell’ordine di circa 150 kcal per bicchiere di vino da 200 ml.
Tuttavia, ogni volta che eccediamo nell’assunzione di vino e il fegato è già impegnato a smaltire quello già assunto, si attiva la via metabolica alternativa del Citocromo P450 (2E1).
Gli effetti dell’alcool sulla salute
Una volta che queste due vie di assimilazione sono entrambe troppo impegnate, l’ulteriore alcool eventualmente ingerito può provocare un’azione distruttiva delle membrane cellulari del fegato, creare disfunzioni a livello di metabolismo dei grassi e degli zuccheri, causando problemi di ipertriglicerolemia, glicemia, riduzione dell’assorbimento di vitamine e sali minerali.
Se quindi le vie metaboliche sono già “occupate”, l’acetaldeide derivante dalla conversione dell’alcool non viene ulteriormente convertita ad acetato, ma rimane in circolo nel sangue finché non raggiunge il cervello con effetti ben noti.
L’acetaldeide infatti è tossica ed è la responsabile del senso di malessere che si avverte dopo una sonora sbornia. È lei che provoca quel senso di vomito accompagnato spesso da mal di testa lancinanti, stanchezza, disidratazione.
Come riprendersi da una sbornia?
Su questo se ne sentono tante e bizzarre, come bere molto caffè amaro, o idiote come assumere una birra ghiacciata a colazione a stomaco vuoto.
In realtà la prima cosa che andrebbe fatta, magari anche prima di andare a dormire per smaltire la sbornia, è quella di bere molta acqua.
L’alcool infatti tende a provocare disidratazione per via del suo effetto diuretico che provoca l’espulsione eccessiva di acqua dal corpo, facendo aumentare la concentrazione di ioni salini a livello renale.
L’alcool infatti blocca l’azione di un ormone che regola la quantità di acqua e la concentrazione di
sali da espellere con l’urina, mantenendo l’efficienza renale in equilibrio. Ne deriva che anche i reni possono subire, a lungo andare, danni irreversibili a causa dell’alcool.
Bere molta acqua determina perciò una più veloce eliminazione dell’acetaldeide che è in circolo nel corpo, favorendone l’eliminazione con le urine e con il sudore.
Possiamo dire con certezza che il metodo migliore per riprendersi da una sbornia è bere molta acqua e fare attività fisica per aumentare la sudorazione.
Bere e sudare!!!
Articolo scritto da Vittorio Alba