Il Prosecco è riconosciuto come uno tra gli spumanti più bevuti e discussi in tutta Italia.
Alla sera, negli angoli delle grandi e piccole città, persone senza età si accalcano fuori dai bar, dalle osterie e dai Bar “Prosecco” per l’aperitivo collettivo e per costruire attorno ad esso una serie di intrecci e conversazioni.
I produttori di queste fini e fitte bollicine hanno mostrato di saper accontentare le più svariate esigenze dei diversi palati.
Alle diverse occasioni di consumo di Prosecco questi hanno fatto abilmente coincidere l’aumento della qualità del prodotto con un incremento di penetrazione nel mercato che mostra un trend positivo costante.
Per il mondo del Prosecco non esiste un’unica occasione di degustazione, ma questa diviene molteplice come molteplici sono i canali di vendita.
L’evoluzione delle prestazioni in Cantina seguono, pari passo, l’evoluzione del gusto: gli investimenti non più si basano sull’esperienza storica, ma ad oggi, guardano al futuro.
Proprio con un occhio proiettato al futuro si può dire che pur non esistendo, il Prosecco Rosé, è già sulla bocca di tutti.
Per scrivere su questo argomento per prima cosa ho chiamato il mio amico Giovanni Gregoletto, che io chiamo il POETA.
Giovanni è uno tra i maggiori e storici produttori di Conegliano Valdobbiadene Docg; egli par vivere sempre sopraffatto anche dalle pur minime contingenze e i suoi modi unici (e rari) di affrontarle a volte sono un vero spasso, altre volte, diventano contagiose e profonde riflessioni.
Volevo rivangare con lui un episodio avvenuto circa una quindicina di anni fa.
Quando un romantico produttore di Prosecco come Giovanni propose a noi dello Studio Francescon & Colllodi di armarci e partire per la Dalmazia alla ricerca delle antiche origini di una bacca rosa che potesse ricordare il genoma delle uve Glera – all’epoca ancora chiamate Prosecco – anzi, a dirla con le sue parole, si era in quell’epoca di “Quando l’uva dava il nome al vino”.
Giovanni ricorda bene quel tentativo e gli studi fatti e mi ha promesso di andare a rovistare tra quelle vecchie carte, ma tanto lo so che non lo farà mai: tra un filare e l’altro si perderà ancora una volta con la testa sempre rivolta a pensieri più “altri” come quelli rivolti al suo prossimo libro di cui ho potuto sbirciare solo il titolo: Breve ed ingannevole storia del Prosecco a soli 15 euro. Prenotato!
A quanto pare di queste barbatelle di Prosek Dalmata le cui bacche tenderebbero al rosa non se ne sono trovate tracce, ma una cosa è risultata molto chiara: già da molti anni i nostri Prosecchisti, avvertono l’esigenza di abbinare alle bollicine bionde uno spumante rosato che ne coroni la completezza dell’offerta.
È altresì vero che l’aumento della richiesta degli Spumanti Rosé, che ad oggi è soddisfatta da chi vinifica in “rosa” uve come il Raboso, il Merlot o il Pinot Nero – e molte altre – rende allettante l’introduzione di un nuovo prodotto, oltre a tutto, così blasonato.
C’é da chiederci cosa succederà a tutte quelle piccole e grandi realtà che soddisfano la voglia di bollicine rosa pur non avendo un “apriporte” come è il prosecco.
Di certo, l’entrata in commercio di questo nuovo prodotto, penalizzerà non poco gli spumanti rosati, fino a quando diventerà per la concorrenza un sistema di traino, vuoi per il prezzo, vuoi per cambiare il gusto al palato.
Un’altra voce che ho intervistato, per vedere se sta tra gli entusiasti o tra gli scettici, è quella di Daniele Piccinin, il Biologico secondo “Le Carline” di Pramaggiore (VE).
Daniele è un politico mancato e per nostra fortuna è un produttore attento e molto preparato che ha fatto della coltura biologica la sua bandiera.
In veste di ambasciatore della sua filosofia si trova spesso a meetings, dibattiti, incontri tra il pubblico e tra gli addetti ai lavori.
Per lui questa novità presenta lati positivi e negativi allo stesso tempo, ma nel concreto Daniele ci fa notare come l’iniziativa di modificare il Disciplinare del Prosecco debba prima passare il vaglio del Comitato Viticolo Italiano che al momento vede a capo Franco Manzato, il nuovo Sottosegretario di Stato al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Turismo, alle prese con le prime manovre da nuovo insediamento.
Quindi Daniele ci invita ad una certa cautela nel dare per scontata la faccenda del Prosecco rosé.
I tempi si dilatano poi, nella considerazione che i 500/600 ettari coltivati in Veneto a Pinot Nero non saranno sufficienti alla vinificazione in rosa da parte dei produttori di Prosecco, sia doc che docg, ma che occorrerà aspettare almeno tre anni perché entrino in produzione i nuovi impianti.
Mirko Bellini, Direttore di uno dei più fini perlage come Naonis di La Delizia…
…va diretto al punto:
“ Il Prosecco è un brand pari allo Champagne, uno dei pochi prodotti della filiera agricola italiana, che intelligentemente, viste le 470 milioni di bottiglie che si prevede andranno stappate entro l’anno, segue le direttive della parte finale della filiera stessa, ossia il mercato. Il prosecco rosé risponde semplicemente ad un esigenza della moda e ad una richiesta del suo pubblico che non va lasciato insoddisfatto”.
Una considerazione, a questo punto, la faccio io
Sull’importante forza motore fatta di comunicazione e marketing da parte del mondo “Prosecco”.
La vasta zona DOC e la più ristretta DOCG non perdono occasione di promuovere eventi e degustazioni eno-gastronomiche.
Diffondono la conoscenza sugli aspetti della produzione, sulle tipologie di uve impiegate e parlano con linguaggio semplice e diretto di abbinamento cibo-vino.
Gli stessi Consorzi di Tutela mantengono vigile l’attenzione sulla reputazione del Brand e ne curano tutti i canali di comunicazione.
Essi esaltano il territorio assieme al l vino prodotto per sempre più audaci e interculturali abbinamenti e non faranno da meno per la promozione del nuovo Prosecco Rosé che arriverà in tutti i wine bar e la GDO.
Tenendo conto che il vino è prima di tutto un patrimonio culturale dalle profonde radici storiche bisogna ricordare che è, allo stesso tempo, un fenomeno in continua espansione.
Un fenomeno sociale oggi di colore rosa che non ci resta che aspettare curiosi e con una certa apprensione per l’accoglienza che vorrà riservargli il pubblico sempre più capace di riconoscerne pregi e difetti.
Sarà in base anche alle variazioni cromatiche il prossimo consumo intelligente?
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Cin-Cin!