La chiamano Pisco, ovvero la grappa latinoamericana, in realtà si tratta di un’acquavite, ricavata dalla distillazione di vino bianco e rosato.
È una bevanda prodotta soprattutto in Cile e in Perù ed entrambi i paesi si contendono l’origine della stessa.
L’Italia chiaramente si rifiuta di riconoscere la denominazione di origine per motivi puramente commerciali.
Nonostante ciò il, ama definirsi grappa e non brandy, perché non subisce l’invecchiamento.
Le origini peruviane
La storia non tradisce e la prima produzione di pisco documentata risale al XVI secolo in Perù.
Sulle origini del nome si fa riferimento all’area di produzione.
Pisco è un fiume e omonima cittadina tra Ica e Nazca, da qui partone le imbarcazioni cariche della bevanda dirette al porto di Lima.
Il primo scritto ufficiale, testimonianza della produzione in loco di Pisco, risale al 1613 e si tratta del testamento di Pedro Manuel, un cittadino d’Ica che ne lascia una partita e diversi alambicchi utili alla produzione.
Con l’arrivo dei conquistadores spagnoli la produzione inizia ad intensificarsi e grazie anche al contributo degli immigrati italiani sapienti viticoltori.
Una varietà di vite utilizzata per produrre pisco è detta ‘Uva Italia’, per rendere omaggio alla colonia italiana.
Diversi tipi di Pisco
Il distillato è commercializzato da pochi produttori, tra i quali ricordiamo: Bodegas Vista Alegre, Vina Tacama, Santiago Queirolo.
Il vitigno privilegiato per la produzione è quello aromatico.
Può essere:
- Puro: prodotto da monovitigno in purezza da uve aromatiche o non;
- Acholado: ottenuto dalla vinificazione di più varietà di vitigni. Utilizzato soprattutto per miscelare il Pisco Sour, il cocktail più famoso del Sudamerica;
- Verde: in questo caso il mosto non fermenta completamente per cui il residuo zuccherino è più alto.
I vitigni aromatici utilizzati sono: Albilla, Italia, Moscatel, Torontel.
Quelli non aromatici invece: Negra Criolla, Mollar, Uvina e Quebranta.
Il colore è trasparente perché non invecchia.
Cile e Perù: ad ognuno il suo
Benché i due paesi latinoamericani si autodefiniscono la patria del Pisco, vengono adottati dei metodi di produzione differenti.
In Perù persiste ancora l’abitudine di pigiare le uve con i piedi, in seguito il vino viene raccolto nelle tinajas dalla capacità di circa 300/400 litri.
Dopo la fermentazione alcolica, che dura circa 14 giorni, inizia la distillazione, tranne nel caso del Pisco Verde, poiché non completa la fermentazione.
La distillazione avviene in piccoli alambicchi discontinui.
Vi è poi una produzione di nicchia che utilizza degli alambicchi chiamati falcas, ottenendo un distillato artigianale e molto ricercato.
La gradazione alcolica va dal 40% al 50%.
In Perù dal 2004 è stata istituita la Pisco Day, ovvero la giornata nazionale del Pisco Sour, il primo sabato di febbraio.
La produzione cilena è per lo più una produzione di massa, gli alambicchi utilizzati sono a colonna a fuoco diretto alimentato a gas.
Il prodotto così ottenuto è molto alcolico per cui molto spesso viene allungato con acqua prima di essere messo in commercio.
La zona vocata alla sua produzione è quella centro settentrionale, lungo la costa oceanica.
Anche in Cile si incontrano dei prodotti pregiati e quasi sempre l’invecchiamento è avvenuto in legno.
Il primato del Pisco Premium va al Cile: il Tamaya, prodotto dalla Vina Tamaya nella Lamari Valley, estremamente pregiato perché subisce un lungo invecchiamento in legno.
In generale qucello cileno viene classificato a seconda della gradazione alcolica:
- Tradicional o Corriente: 30 gradi;
- Especial: 35 gradi;
- Reservado: 40 gradi;
- Gran Pisco: 45 gradi.
Degustazione
In Italia è un po’ difficile imbattersi in una ordinazione di pisco. Molto più spesso lo si trova in forma di cocktail.
Tuttavia è bene sapere che se ci troviamo in Perù e ordiamo un trago corto ci verrà offerto liscio.
Ma possiamo anche ordinare un cocktail, non solo il pisco sour, ma anche il chalaquito.
Mentre in Cile, molto spesso tra gli adolescenti, è comune berlo mischiato ad altre bevande come la coca cola o la sprite.
Anche se non fa parte della nostra tradizione sembra che berlo faccia parte di una nuova tendenza che va sempre più in voga, grazie anche alle abili attività di marketing messe in atto dagli uffici di promozione del Perù.
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