Il mercato delle bollicine in Italia, ma anche in molte altre parti del continente europeo, sta conoscendo un continuo e costante sviluppo in virtù del fatto che sempre più persone apprezzano il gusto e il sapore di questo tipo di vino.
Ma quali sono le caratteristiche di questa categoria di vini?
L’effervescenza, innanzitutto, che nasce da un processo denominato spumantizzazione.
I metodi più conosciuti per rendere il vino effervescente sono principalmente due: il metodo charmat e il metodo classico.
Scopriamo insieme quali sono le differenze.
Caratteristiche del metodo Charmat di spumantizzazione
Il metodo Charmat, chiamato anche metodo Martinotti, prevede la spumantizzazione a partire da vini bianchi fermi.
Durante il normale processo di produzione, il vino bianco subisce già una prima fermentazione cui, con il metodo charmat, se ne aggiunge una seconda attraverso l’addizione di lieviti e zuccheri in speciali tini in acciaio, a una temperatura e una pressione costanti.
Il processo di spumantizzazione varia da un minimo di 30 giorni fino ad un massimo di 6 mesi.
Durante questo periodo, i lieviti reagiscono insieme allo zucchero che viene trasformato in alcol e anidride carbonica, formando in questo modo le caratteristiche bollicine.
La fase successiva prevede il filtraggio del vino così ottenuto ed il dosaggio di una miscela di vino e zucchero, dunque l’imbottigliamento.
Proprio nella bottiglia si completa il processo di spumantizzazione dei vini prodotti con il metodo charmat, che quindi sono pronti per essere bevuti. Caratteristiche di questo metodo sono la semplicità e la rapidità con cui si ottiene il prodotto finale e il fatto che questi vini sono freschi, leggeri e dalle note fruttate.
l perlage, ossia la struttura e la dimensione delle bollicine, è abbastanza grezza ed evanescente.
Caratteristiche del metodo classico di spumantizzazione
Diversa è invece la presa di spuma, ossia la spumantizzazione, che il vino ottiene con il metodo classico e che avviene direttamente in bottiglia, sempre con l’aggiunta di zucchero e di lieviti selezionati.
Affinché i lieviti possano svolgere la loro funzione, le bottiglie devono essere poste in posizione orizzontale e riposare per un periodo minimo di 18 mesi.
Trascorso questo periodo inizia la fase più delicata. Le bottiglie, infatti, ogni giorno devono essere ruotate di 1/4 e contemporaneamente inclinate.
Questa fase si chiama remuage e favorisce lo spostamento verso il collo della bottiglia dei vari residui della fermentazione.
Questa fase termina quando le bottiglie avranno raggiunto la posizione verticale e dura approssimativamente circa 2 mesi.
Successivamente, con un processo chiamato di “sboccatura”, si congela, con l’ausilio di appositi macchinari, il collo della bottiglia e la si stappa per favorire la fuoriuscita delle fecce e dei residui della fermentazione.
L’ultimo step prevede che si compensi il vino fuoriuscito con uno sciroppo di dosaggio, chiamato Liqueur d’Expedition, che altro non è che una miscela di vino e zucchero per poi tappare nuovamente la bottiglia che è pronta per essere bevuta.
Metodo Charmat e metodo classico a confronto
Indubbiamente il metodo Charmat si caratterizza per essere più semplice e rapido, e di riflesso meno costoso, con la conseguenza che i vini spumanti che si ottengono in questo modo sono molto leggeri e soprattutto aromatizzati e fruttati.
L’esempio tipico di vini spumanti ottenuti con questo metodo è il prosecco.
Diverso il caso del vino ottenuto con il metodo classico, un processo più elaborato, lungo e costoso.
La struttura dei vini metodo classico è più complessa, il perlage risulta fine e persistente, più corposo al palato.
I vini ottenuti con il metodo classico si possono bere a tutto pasto e in occasioni importanti. Un esempio tipico di vini ottenuti con questa tecnica è il Ferrari Brut metodo classico.
La differenza più importante consiste nel diverso metodo con il quale il vino bianco prende la spuma attraverso una nuova fermentazione che avviene in botti di acciaio o direttamente in bottiglia.
Distribuzione dei vitigni sul territorio nazionale
In Italia sono molte le bollicine che si ottengono sia con l’uno sia con l’altro metodo. Nella zona del Valdobbiadene e di Conegliano, sulle colline di Treviso, il vitigno Glera permette di ottenere un ottimo prosecco DOCG.
Le colline di Brescia e intorno al lago d’Iseo, invece, sono coltivate principalmente a uve Pinot e Chardonnay, vitigni presenti anche nella zona delle Langhe, in Piemonte.
A seconda delle uve e del metodo utilizzato, ogni vino si distingue per il diverso residuo zuccherino, in base al quale i vini possono essere classificati da Brut a Dry a Dolce.
Ho letto il Vs articolo che ho molto apprezzato per la chiarezza e la concisione pur in argomento in sé complesso e con molte sfaccettature.
Allorché sono andato per stamparlo ho notato nella pre-stampa alcune linee sul testo che in corrispondenza ne rendono difficile la lettura ed ho rinunciato.
E’ forse proibito procedere alla stampa? E se non, perché renderlo poco leggibile?
Grazie per la risposta e buona serata.
Marcello Capriccioli
Ciao Marcello, grazie per il commento!
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