La Sicilia è terra di grande tradizione enogastronomica.
Lo dimostra la grande varietà di piatti tipici che si può gustare da queste parti, ma anche l’ottima produzione di altri prodotti culinari.
Tra questi spicca senz’altro il vino, presente in moltissime varianti a diverse latitudini. In questo articolo ci vogliamo concentrare sulla Malvasia, e in particolare su quella prodotta nelle isole Eolie.
La storia e le origini di questo vino
La Malvasia rientra di diritto tra le eccellenze vinicole della nostra penisola. In particolar modo quella di Lipari, grazie ai profumi di quel territorio, è da collocare tra le migliori espressioni di questo tipo di vitigno.
Un vino che affonda le sue radici nell’antichità, addirittura al 588 a.c., collocandosi tra i vini più datati di tutta la regione.
Furono i greci ad introdurre in quel periodo il vitigno di Malvasia dapprima sull’isola di Salina e poi a Stromboli (che resta ancora il maggior produttore di questo vino).
Nel corso dei secoli successivi la produzione si estese anche all’interno delle altre isole Eolie, e al giorno d’oggi si può affermare che Lipari detiene il primato in termini di eccellenza, grazie all’incessante lavoro dei viticoltori della zona.
E’ infatti merito dei produttori locali se nel 1973 la Malvasia delle Lipari è risucita ad ottenere il prestigioso riconoscimento della denominazione di origine controllata.
Riguardo al nome del vitigno ci sono versioni contrastanti: qualcuno afferma che esso derivi dall’antica città greca di Monoenvasia.
Una teoria plausibile, considerando anche la dominazione greca di parecchi secoli fa.
C’è però una leggenda più suggestiva che risale ai tempi della dominazione musulmana: in quel periodo pare che un agricoltore del posto venne interrogato da un governatore arabo riguardo al contenuto di un’anfora che stava trasportando.
Dovendo negare che fosse vino, l’agricoltore sostenne che si trattava di un succo di malva.
Il governatore diede per buona questa versione affermando “Che malva sia”, e da qui prese vita il nome di questo vino.
Le varianti di Malvasia Doc delle Lipari
La Malvasia DOC delle Lipari esiste in tre diverse forme: oltre a quella classica c’è anche il passito e la Malvasia delle Lipari liquoroso.
La malvasia delle Lipari ha una gradazione di 11,5 gradi e un periodo di invecchiamento che va da uno a dieci anni.
La sua peculiarità è rappresentata dalla forte connotazione aromatica, che le conferisce un sapore deciso ed intenso. Diverso il discorso per il passito, che si avvale del profumo di albicocche e altri frutti per un sapore decisamente più dolce al palato. La gradazione si attesta sui 18 gradi, il che lo rende perfetto per accompagnare un dessert di fine pasto. Anche la versione liquorosa si sposa bene con la fase digestiva: con i suoi 20 gradi questo vino si presenta intenso, fruttato e gradevole all’assaggio. Per quanto riguarda gli accostamenti, dobbiamo dire che la malvasia delle Lipari si accompagna bene con i formaggi ma anche con tutti i piatti di pesce che fanno parte della tradizione siciliana. Il passito e il liquoroso, oltre che con i dolci, sono molto gradevoli anche assieme a delle macedonie di frutta o ai biscotti.
Per quanto riguarda la produzione di questo vino, è importante sapere che il 95% delle uve deve essere di malvasia, a fronte di un solo 5% proveniente dalle uve Corinto nero. Il passito ha invece bisogno di un periodo di appassimento delle uve di almeno sei mesi, com’è stato stabilito dal disciplinare di produzione. Infine il liquoroso che, dopo sei mesi di invecchiamento, ottiene un’addizione di alcool.
Nelle isole Eolie esiste un percorso enogastronomico che permette di fare una degustazione dei diversi tipi di Malvasia in nove tappe.