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In tutta Italia un classico per chiudere un pasto è gustare un bicchierino di amaro. Questa abitudine affonda le sue radici in un lontano passato, sembra infatti che già gli antichi romani avessero l’abitudine di gustare estratti alcolici di erbe, non come digestivi, ma come veri e propri farmaci curativi. Derivano da questa usanza anche i bitter, ossia macerati a base di erbe che hanno solitamente un gusto più speziato rispetto agli amari. La passione per l’amaro a fine pasto si sta diffondendo in tutto il mondo, grazie anche al fatto che questo tipo di liquori, macerati e distillati offrono ingredienti perfetti per i bartender. Nel nostro Paese l’uso principale degli amari si fa però ancora a fine pasto.

Un amaro per ogni Regione

Se ci si vuole mantenere sul tradizionale, si può tranquillamente dire che esiste almeno un amaro per ogni Regione italiana. Questo tipo di liquore viene solitamente preparato con piante ed erbe aromatiche locali, ad esempio con il genepì in Val d’Aosta e con miscele di erbe amaricanti in altre zona del Paese. Non tutte le etichette sono però antiche o tradizionali, ci sono infatti varie aziende di nuova apertura che propongono amari originali. Un esempio è offerto dall’ Amaro Milone nero, prodotto a Crotone da un’azienda praticamente neonata. La base, però, è sempre la ricetta tradizionale degli amari, in particolare in questo caso a base di china. Erano con questa base, ma anche di erbe quali la ruta o la genziana, gli amari utilizzati come tonici; in particolare la corteccia di china era considerata protettiva nei confronti di alcune patologie, in particolare contro la malaria. Quindi tradizione e innovazione si fondono, per dare vita a un amaro dal gusto unico e appagante, sicuramente perfetto come fine pasto.

La storia degli amari

Gli amari quindi derivano da elisir, tonici, estratti alcolici di erbe, utilizzati sia come digestivi che per la cura delle malattie. Si tratta in sostanza dei primi farmaci, visto che anticamente si usavano direttamente erbe e piante officinali come terapie mediche. Le si sfruttava per cataplasmi, decotti e tisane, ma anche estraendo i principi attivi in esse contenuti tramite l’immersione in alcool per alcuni giorni o settimane. Il risultato veniva poi consumato a gocce, prescritto da un farmacista o da un erborista. Il sapore di molte piante officinali risulta particolarmente amaro, quindi già in passato i farmaci rudimentali venivano ingentiliti usando miele, spezie, la scorza degli agrumi. Il risultato non è poi tanto dissimile dagli amari che ancora oggi sono facilmente reperibili in una qualsiasi enoteca.

Quale amaro scegliere

Oggi esistono amari di ogni genere e tipologia, alcuni che sono caratterizzati da una singola erba o pianta, altri invece nati dalla mescolanza di varie essenze botaniche, anche varie decine in alcuni casi. Chiaramente ogni pianta a un gusto e un profumo del tutto originale, se poi si aggiungono spezie aromatiche o magari dello sciroppo di zucchero, il risultato può essere il più vario possibile. Anche chi non ama particolarmente il gusto secco e amaricante di alcune piante può quindi trovare l’amaro perfetto, leggermente dolce, agrumato o ingentilito con l’uso di cannella, rosmarino o altri aromi.

 


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