Lo sapete benissimo, con l’afa di fine Giugno tutte le attività nell’orto diventano impossibili, distruttive.
Specialmente nelle ore centrali della giornata in cui il sole debilita anche solamente a pensarlo così in alto e così torrido.
Per questo motivo, tra una pennichella e l’altra, voglio cercare di trasformare questa quiete forzata in un momento di condivisione: oggi con voi voglio parlare di un vitigno a me particolarmente caro, il Greco Di Tufo.
Aromi e Profumi del Greco di Tufo
Il vino ha una struttura particolare, una accentuata complessività aromatica.
Si distingue per il suo giallo paglierino brillante e, quando invecchiato a dovere, per i suoi riflessi dorati.
Una volta versato potrete apprezzare un penetrante odore di fiori, di frutta matura fermentata, un susseguirsi di mele e fragole, liquirizia e anice, formaggio, mandorle, noci e nocciole.
Questi sono i profumi che si riescono a percepire al naso e, subito dopo, al palato.
La disciplinare impone che le percentuali di uve consentite per la sua realizzazione sono rispettivamente di 85% minimo di Greco Bianco e di un massimo di 15% di Coda Di Volpe bianca.
Tufo, Altavilla Irpinia, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni sono i centri dove la produzione di questi uvaggi è consentita, e che meglio possono accogliere le esigenze di questa particolare vigna, bramosa di terreni siliceo-calcarei, ricchissimi di materiale vulcanici e allo stesso tempo poveri di sostanze organiche.
Nel comune di Tufo, che deriva il suo nome da grossi giacimenti di tufo scavati dal fiume Sabato, c’è la maggior concentrazione di vigne circondate dai boschi appenninici e spettacolari cantine nascoste nelle viscere della terra.
Il Greco nel primo secolo dopo Cristo era già ben noto; infatti i romani con il nome Aminea gemina lo riconoscevano come il miglior vitigno per ottenere i bianchi dell’antichità.
Non a caso Plinio il Vecchio, celebre scrittore latino, ne esaltò la gustosità sottolineando l’attenzione e la parsimonia della nobiltà romana per questo prelibato nettare « che nei banchetti veniva versato solo una volta», unico come il suo sapore.
Il fattore climatico, come sempre, è preponderante. La provincia di Avellino è caratterizzata da inverni rigidi e nevosi, primavere miti ed estati calde e secche ma ben ventilate. Tutto ciò permette la perfetta maturazione dei grappoli con una ricca varietà di aromi e lontana da agenti patogeni.
Gli acini, piccoli, rotondi, ricchi di zucchero e dorati nel lato esposto al sole si presenteranno in caratteristici grappoli di dimensioni così tanto contenuto da poter essere tenuti nel pugno della mano.
La produzione per ceppo è generalmente molto bassa ma la qualità è superlativa. Sono più di 500, infatti, le aziende inscritte all’Albo dei vigneti del Greco di Tufo su una superficie di 615 ettari allevati a spalliera bassa, Guyon o cordone speronato.
La Disciplinare impone 100 quintale a produzione e di solito i viticoltori portano in cantina non più di 70 quintali di uva ad ettaro, raccolta tassativamente compiuta a mano e sistemata in cassetta.
Agricoltori, questi, che quotidianamente con dedizione e passione sono in grado di regalare al nostro Bel Paese un valore aggiunto, un prodotto inimitabile degno sicuramente di maggior fama e considerazione.