Che il nome della varietà di uva da vino a bacca rossa Aglianico derivasse dal termine Ellenico o Ellenica, connotandolo quindi con un’origine esotica e fascinosamente classica, sembrava un dato consolidato sin dalla fine del 1500.
Pare invece che recenti studi attribuiscano il nome Aglianico ad un prediale latino che identificava appartenenza o provenienza di una persona o di un bene conferendogli un nome derivato dal suo proprietario.
Aglianico prenderebbe infatti il suo nome dalla gens Allia, un’antica famiglia romana che aveva proprietà e attività da nord a sud in tutta la penisola nel periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C.
In Italia meridionale gli Allii avevano proprietà in Campania e in Lucania, dedicandosi, tra le altre attività, anche alla coltivazione della vite e al commercio del vino, sfruttando al meglio il porto di Elea (la romana Velia, oggi in provincia di Salerno) per i traffici con Massilia in Gallia.
In seguito all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., gli Allii “ripiegarono” verso l’interno Appennino Campano (Taburno, Taurasi) e Lucano (Vulture), portandosi dietro tralci di materiale di loro provenienza e produzione.
Pertanto, con il termine Aglianico veniva identificato tutto il materiale selezionato nelle vigne degli Allii e non è da escludere che ci si possa riferire ad un pool di varietà di vite frutto di veri e propri programmi di selezione, tra cui l’attuale Aglianico è solo una di queste varietà che è arrivata fino ai nostri giorni. Il succo del discorso è che questa teoria in realtà dice l’esatto contrario della precedente: l’Aglianico è di origine autoctona.
Solo per completezza aggiungo che Aglianico e Aglianico del Vulture, sebbene iscritti distintamente nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, sono la stessa varietà ed esistono principalmente tre zone di produzione: Taburno e Taurasi, in Campania, e Vulture, in Basilicata.
Tutte queste informazioni sono racchiuse nel volume ormai giunto alla 2a Edizione “Il progetto BASIVIN_SUD: recupero e valorizzazione delle principali varietà locali e dei vitigni autoctoni minori in Basilicata“ ADDA Editore. di cui ho l’onore di essere co-autore.